Maternità surrogata: gli infertili votano “pro”, L’Europa “contro”. E che ne pensano le madri surrogate?

L’argomento della maternità surrogata fu discusso in Europa molte volte e non sempre le discussioni si concludevano in favore di questa tecnica di medicina riproduttiva. Gli stati europei non hanno potuto accettare la procedura di maternità surrogata come un trattamento legale di infertilità. Le coppie che non possono concepire e/o partorire per varie ragioni mediche sono costrette ad andare in India, Thailandia, Ucraina o America per usufruire dei servizi nel settore della maternità surrogata. Ultimamente l’India e la Thailandia sono uscite dalla sopraccitata lista dei paesi dove tali programmi sono legali. Le autorità locali hanno vietato di effettuare i programmi di maternità surrogata agli stranieri. Oggi le destinazioni piu’ gettonate sono l’Ucraina e gli Stati Uniti. Proprio là la legge regola tutti gli aspetti di attuazione della PMA (in particolare della maternità surrogata). Gli stranieri possono legalmente effettuare il programma e tornare in patria con un figlio neonato (gestato da una madre surrogata eventualmente anche con l’uso di ovuli donati).

Nel 2014 due famiglie francesi fecero una causa alla Corte europea dei Diritti dell’uomo a Strasburgo. A causa dell’infertilità, queste coppie fecero ricorso ai programmi di maternità surrogata in America. La corte dello Stato della California, e anche la corte dello Stato del Minnesota riconobbero alle coppie francesi il diritto alla paternità dei bambini che erano partoriti dalle madri surrogate americane. Però quando le famiglie si rivolsero alle autorità francesi (in patria) per iscrivere i neonati all’apposito registro al comune di domicilio, ebbero il rifiuto da parte dello stato siccome in Francia la maternità surrogata è illegale.

La Corte europea dei Diritti dell’uomo prese in esame la domanda e dichiarò la violazione dei diritti delle famiglie francesi secondo l’articolo 8 (il diritto al rispetto della vita privata e familiare), l’articolo 6 (il diritto a un equo processo), l’articolo 12 (il diritto al matrimonio) e l’articolo 14 (un divieto generale di discriminazione). Infine la corte europea fece appello a tutti i paesi europei a riconoscere i bambini, partoriti da madri surrogate, e registrarli nella patria dei genitori biologici legali.

Nonostante ciò la dichiarazione fatta dal Parlamento europeo a dicembre 2015, a quanto pare, potrebbe introdurre certi emendamenti alla questione di maternità surrogata. Il 18 dicembre nella stampa internazionale ci furono notizie che il Parlamento europeo avesse approvato un emendamento, offerto dal deputato slovacco Miroslav Mikolasik, allo statuto di maternità surrogata. Nel testo dell’emendamento viene condannata la pratica di maternità surrogata perché contraddice la dignità umana della donna in quanto il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono mercificati. Il Parlamento europeo afferma che la pratica di maternità surrogata dev’essere vietata e tra i diritti umani quello della dignità della donna deve esser considerato prioritario.

I parlamentari hanno posto un accento particolare sul fatto di sfruttamento delle donne (madri surrogate) e sulla violazione dei loro diritti. Avendo parlato con molte donne (in Ucraina e in America) che hanno deciso di dare alla luce un figlio alle coppie infertili straniere è spiccata un’ovvia divergenza di opinioni. Le donne sono sorprese da tale dichiarazione del Parlamento europeo. Le ultime affermano che compiono volontariamente tal passo pesato. Nessuno le costringe a portare avanti una gravidanza per altre donne e a sfruttare i loro corpi. Per quanto riguarda la violazione dei loro diritti, le madri surrogate hanno detto di essere contente dei trattamenti e atteggiamenti nei loro confronti e delle condizioni che le offrono da parte  delle cliniche di medicina riproduttiva. Così, una madre surrogata ucraina che ha partorito due gemelli ad una coppia infertile italiana ci ha raccontato: “Capivo perfettamente che genere di procedura era e a cosa consento firmando il contratto. Non mi pento di essere diventata una madre surrogata per gli stranieri. Durante il programma gli ultimi hanno preso cura di me, mi hanno messo a disposizione un alloggio, l’assistenza medica necessaria, i pagamenti mensili secondo il contratto. Per di più, sono stata piacevolmente sorpresa che il centro medico avesse pagato la tata per mio figlio quando era necessario che venissi in clinica. So che molti giudicano la maternità surrogata… Avranno anche ragione, ma penso che se qualcuno ha bisogno dell’aiuto e qualcun’altro lo può aiutare perché non far incontrare questi due bisogni. L’aiuto reciproco e un lieto fine. Personalmente io non ci vedo niente di male. Tutta la procedura viene eseguita secondo la legge e non reca nessun danno”.

La sociologa Amrita Pande che ha scritto il libro “Utero in lavoro: maternità surrogata transnazionale commerciale in India” è convinta che la maternità surrogata non deve essere vietata. È un lavoro etico che necessita di essere regolamentato, e le madri surrogate devono avere il diritto ad organizzare le associazioni per il sostegno delle stesse.

Gli esperti internazionali affermano che il risultato irreversibile del divieto di maternità surrogata è la formazione del cosidetto “mercato nero”. E se i programmi della PMA diventeranno clandestini (ciò sicuramente succederà nel caso d’imposizione del veto ad attuazione delle procedure PMA), le donne di certo rischieranno di diventare un oggetto di sfruttamento. La  violazione  dei loro diritti diventerà un atto ordinario e difuso siccome le medesime non avranno piu’ possibilità di rivolgersi allo stato con i reclami.