Infertilità: l’età quanto conta?

Sia nell’uomo che nella donna la fertilità raggiunge l’apice tra i 20 e i 25 anni, per poi iniziare a diminuire gradualmente. Ma l’età conta in maniera diversa nei due sessi: la fertilità maschile è più stabile e si mantiene per molti anni, mentre nella donna resta stabile solo fino ai 30 anni per poi diminuire, con un primo netto calo sopra i 35 e un calo più drastico dopo i 40.

L’età media della menopausa si aggira intorno ai 51 anni questo è vero, ma già sopra i 44-45 anni le probabilità di avere un figlio sono davvero minime (meno del 5%).

Ciò non significa che una donna non ha assolutamente speranze di concepire un figlio se ha più di 45 anni. Esistono al mondo donne fertili dopo i 50 anni, donne che hanno dato alla luce figli sani a 57 anni. Ma sono casi rarissimi, ed è consigliabile che una donna alla ricerca di una gravidanza non aspetti così tanto, senza dilungarsi poi su quanto sia il caso avere un figlio all’età nella quale già molte donne fanno le nonne.

Negli uomini gli spermatozoi vengono continuamente rinnovati e, a differenza degli ovociti femmini, non invecchiano insieme al possessore del corpo che li produce. La produzione si svolge ininterrottamente all’interno dei testicoli con un processo che dura circa 70 giorni, dunque ogni 3 mesi spermatozoi si rinnovano completamente dalla pubertà fino alla vecchiaia, ecco perché un uomo di 80 anni può essere ancora fertile e generare dei figli (anche se poi può non farcela a tenerli in braccio…)
Col passare del tempo comunque anche l’uomo va incontro a deficit di infertilità quali diminuzione della produzione di testosterore, aumento dei problemi prostatici, aumento delle disfunzioni erettili o dei problemi di eiaculazione.

Mentre gli uomini producono continuamente nuovi spermatozoi, le donne nascono avendo già nelle ovaie tutti gli ovociti che useranno nella loro vita fertile. Il maggior numero di ovociti, anzi, una donna lo possiede quando si trova ancora nell’utero di sua madre: quando il feto femminile si trova alla ventesima settimana di sviluppo, le sue ovaie contengono fino a 6-7 milioni di ovociti! Al momento della nascita questo numero si riduce a 1-2 milioni e continuerà a diminuire. Al momento della pubertà una ragazza ha 200-500 mila ovociti nelle ovaie, e di questi ne userà solo una piccolissima parte (400-500 in tutto) nel corso della sua vita fertile. Infatti la maggior parte degli ovociti è destinata a degenerare per un processo di “morte spontanea” chiamato atresia: ogni mese iniziano a maturare molti follicoli, ma di questi solo uno o due si svilupperanno completamente mentre gli altri andranno incontro a una degenerazione spontanea.

Con il passare del tempo diminuisce la qualità degli ovociti, oltre alla loro quantità. La riserva di ovociti invecchia insieme alla donna, e più un ovocita invecchia tanto più è probabile che sviluppi un’anomalia cromosomica che potrà renderlo inadatto a essere fecondato oppure causare un aborto spontaneo.

La più comune causa di aborto spontaneo è infatti la presenza di un’anomalia cromosomica nell’ovocita fecondato. Un donna di 20 anni ha il 12-15% di probabilità di incorrere in un aborto se resta incinta, mentre la percentuale sale al 40% per una donna di 40 anni.
Quando, per qualunque motivo, gli ovociti finiscono prima del previsto, si parla di esaurimento ovarico prematuro o menopausa precoce: in questo caso la menopausa può arrivare a 35-40 anni, o anche prima (se il patrimonio ovarico si esaurisce nell’arco dei primi 10-12 anni di vita della donna non ci sarà neanche la prima mestruazione)

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